Se Sparta si caratterizzava per la sua forza militare, la scarsa attenzione alle discipline artistiche e filosofiche (a eccezione della musica, vista come stimolo alla combattività), l’autoritarismo e lo stile di vita rigoroso, Atene era invece democratica e attenta ad arte, filosofia, retorica, religione con l’ideale dell’uomo libero, bello e buono (kalos e agathos).
L’educazione Spartana era severa e rigida, la fisicità era molto importante perciò, alla nascita, il bambino doveva subire il giudizio degli anziani che, in caso di presenza di malformazioni, ne decretavano il sacrificio. Fino ai 7 anni i bambini venivano educati dalle le loro famiglie quindi, passavano sotto l’ala dello Stato che, strappandolo ai suo cari all’età di 12 anni, lo trasferiva in caserme dove lo trasformava in un vero e proprio guerriero utilizzando, se necessario, punizioni corporali.
Non c’era spazio per la tenerezza e la comprensione ma solo per la sopportazione, nulla doveva spaventare, caldo, freddo, fame, stanchezza, neppure la morte e neppure il pericolo dovevano incutere timore; le madri concordavano con i metodi educativi dello stato, meglio un figlio morto in guerra piuttosto che uno in fuga per la paura.
Al compimento dei 20 anni la condizione del giovane subiva una nuova modifica perché veniva affidato a un anziano che si occupava di lui seguendolo in ogni attività e intervenendo su ogni aspetto della sua vita.
L’arte dell’eloquenza non era minimamente tenuta in considerazione, i discorsi dovevano essere stringati e anche le donne venivano educate ad essere soldati; l’educazione ateniese era all’estremo opposto, attenzione all’arte, musica, filosofia, attenzione alla persona in tutti i suoi aspetti (morale, fisico, intellettuale, estetico) piuttosto che la focalizzazione su uno solo.
Gli insegnamenti comprendevano anche la ginnastica, con esercizi mirati al raggiungimento di un corpo non solo forte ma anche bello mentre, la musica, includeva i doni delle Muse e quindi, arte, poesia, musica e scienze.
Il Ginnasio dove si praticava ginnastica, divenne presto il luogo educativo per eccellenza mentre, per l’esercizio fisico, venne creata la palestra in cui ci si preparava alle gare di pentathlon; all’interno del ginnasio insegnavano anche il grammatista e il citarista, il primo per lo studio di lettura e scrittura, il secondo per la musica e la danza.
Arrivato a 18 anni il ragazzo diventava efebo entrando nella cittadinanza e, nei successivi due anni, si svolgeva la preparazione militare quindi, terminato questo periodo, diventava membro della Polis (la città-stato).
La famiglia non interveniva nell’educazione che veniva invece affidata a un pedagogo e, non era aperta a chiunque, ma riservata a pochi privilegiati; chi svolgeva lavori manuali era disprezzato e, l’apprendimento di questi lavori avveniva per via ereditaria, il padre insegnava ai figli ciò che aveva appreso a sua volta dal padre. Non servivano scuole o insegnanti e, anche quando si aprì la possibilità di ricevere la minima istruzione anche alle classi “inferiori”, non si ottenne un gran risultato perché pochi furono quelli che decisero di accedere agli insegnamenti.
Le ragazze invece dovevano restare in casa a occuparsi di faccende domestiche.
Data di pubblicazione: 21/10/2015
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